Lirica d’estate (gazzetta del Po 21/2013)

Lirica d’estate

Piazza Lombardelli Lunedì 15 luglio alle ore 21,15

Giuseppe Verdi (1813/2013) “Un ballo in maschera”

Tra grand-opèra e Unità d’Italia
Possiamo considerare Un ballo in maschera come l’ultima opera della fase centrale del percorso compositivo di Verdi: quella successiva, La forza del destino del 1862, costituirà la cerniera di congiunzione tra questo periodo e l’ultimo e più maturo della sua produzione. Il Ballo è del 1859, alla fine di un decennio che vide il compositore di Busseto ripensare le forme e le strutture delle opere precedenti. Quegli anni Cinquanta avevano visto Verdi avvicinarsi al grand-opèra francese (Les vêpres siciliennes, il primo Boccanegra), ma fu solo col Ballo in maschera che il compositore riuscì pienamente a fondere il genere d’oltralpe con le caratteristiche peculiari dell’opera italiana. Anzitutto il soggetto e anche alcune strutture musicali sono debitrici del genere francese, prima tra tutte la forma strofica delle arie Antonio Somma, il librettista, prese pari pari soggetto e personaggi dal Gustave III di Scribe, musica di Auber, del 1833. Ma anche l’ultima opera verdiana prima dell’Unità dovette scontrarsi con le ferree censure degli agonizzanti stati italiani, a cominciare da quella borbonica (l’opera era originariamente destinata a Napoli) che non poteva permettere la messa in scena al San Carlo di un regicidio, poi di quella pontificia a cui dava fastidio il fatto che il re assassinato (Gustavo di Svezia) fosse cattolico. Alla fine Verdi si convinse ad accondiscendere alle richieste della censura papalina apportando delle modifiche ad ambientazione e personaggi, così che tutto venne trasferito oltreoceano e il re di Svezia divenne un anonimo governatore del Massachusetts.

• Info e prenotazioni

Biglietteria Via Sacca, 2 a Buscoldo di Curtatone (MN) Tel.0376.410008 / Fax.0376.1581022. Segreteria Martedì – Giovedì – Sabato ore 9,30 / 12,30

Prenotazioni on-line www.liricamente.it

Lirica d’Estate al Teatro Verdi Buscoldo di Curtatone MN (Gazzetta del Po 19/2013)

Piazza Lombardelli Lunedì 15 luglio alle ore 21,15

Giuseppe Verdi (1813/2013) “Un ballo in maschera”

Tra grand-opèra e Unità d’Italia
Possiamo considerare Un ballo in maschera come l’ultima opera della fase centrale del percorso compositivo di Verdi: quella successiva, La forza del destino del 1862, costituirà la cerniera di congiunzione tra questo periodo e l’ultimo e più maturo della sua produzione. Il Ballo è del 1859, alla fine di un decennio che vide il compositore di Busseto ripensare le forme e le strutture delle opere precedenti. Quegli anni Cinquanta avevano visto Verdi avvicinarsi al grand-opèra francese (Les vêpres siciliennes, il primo Boccanegra), ma fu solo col Ballo in maschera che il compositore riusci pienamente a fondere il genere d’oltralpe con le caratteristiche peculiari dell’opera italiana. Anzitutto il soggetto e anche alcune strutture musicali sono debitrici del genere francese, prima tra tutte la forma strofica delle arie Antonio Somma, il librettista, prese pari pari soggetto e personaggi dal Gustave III di Scribe, musica di Auber, del 1833. Ma anche l’ultima opera verdiana prima dell’Unità dovette scontrarsi con le ferree censure degli agonizzanti stati italiani, a cominciare da quella borbonica (l’opera era originariamente destinata a Napoli) che non poteva permettere la messa in scena al San Carlo di un regicidio, poi di quella pontificia a cui dava fastidio il fatto che il re assassinato (Gustavo di Svezia) fosse cattolico. Alla fine Verdi si convinse ad accondiscendere alle richieste della censura papalina apportando delle modifiche ad ambientazione e personaggi, cosi che tutto venne trasferito oltreoceano e il re di Svezia divenne un anonimo governatore del Massachusetts.

Anzitutto la storia d’amore

Per quanto modellata sul grand-opèra francese Un ballo in maschera non vi aderisce completamente anzi, paradossalmente, quest’opera è molto meno politica dei lavori “risorgimentali” del primo periodo. Le trame dei congiurati restano infatti relegate sullo sfondo, e comunque non vanno mai ad interferire con quello che è il motivo dominante dell’opera, la storia d’amore tra Riccardo e Amelia. Anzi, forse come mai in Verdi, questa è nettamente in primo piano rispetto al resto della trama. Tuttavia la realtà collettiva, sia quella della corte che quella del popolo, conferisce al dramma dei tre protagonisti Riccardo Amelia e Renato un’atmosfera, una “tinta” senza la quale forse la storia di passione e gelosia verrebbe ad essere privata della giusta collocazione ambientale, sociale ed emotiva. Infatti proprio la non incidenza sulla tragedia che si sta per consumare, mostra come malgrado tutto la vita continui, scorra parallelamente a quella dei protagonisti ma da essa non dipenda: può fermarsi ad osservarla o anche esserne emotivamente coinvolta, ma se ne stacca per poi magari commentarla dal di fuori, spesso con ironia.

L’ineluttabilità del comico

E infatti nel Ballo troviamo pienamente sviluppata quella commistione di comico e tragico così peculiare in Verdi, soprattutto nella seconda fase della carriera. Ormai il comico è accettato come elemento ineliminabile della vita, e fra tragedia e commedia non si riescono più ad individuare i confini, anzi spesso l’una si muta repentinamente nell’altra. Ad esempio nella scena della profezia di Ulrica: così terribile e apparentemente improbabile che quell’attimo di silenzioso terrore che segue, Riccardo non può non colmarlo con una sarcastica risata e con le divertite considerazioni che aprono il Finale del primo atto. Oppure pensiamo ai beffardi e ironici commenti dei congiurati alla fine del secondo atto, che si sovrappongono al dramma di Renato e di Amelia appena svelato. Ma questo guardare con occhio distaccato e ironico alla vicenda è un po’ quello che succede anche al compositore-narratore: mai come nel Ballo Verdi si distanzia dai suoi personaggi, sembra non voler entrare nella loro vita, li tratteggia elegantemente certo, ma sempre con distacco. Non per niente, a differenza di personaggi solo di pochi anni prima come Violetta e Rigoletto, non troviamo nel Ballo in maschera un solo personaggio scavato psicologicamente in profondità, indagato nei più profondi meandri dell’anima. Verdi affina splendidamente le sue doti di tratteggiatore di caratteri, a discapito però della sua personale partecipazione emotiva al dramma.

Verdi “progressista”

Si è già accennato alle strutture strofiche prese a prestito dal grand-opèra francese (pensiamo all’aria di Riccardo col coro “D“ tu se fedele” nell’antro di Ulrica), e non mancano i Leitmotive (ad esempio la “Musica della Congiura” che torna ogni volta si presentino Samuel e Tom). Anche il declamato melodico dei dialoghi nelle scene d’insieme si affina, tuttavia sono ancora riconoscibilissimi gli schemi caratteristici dell’opera italiana. Ma è ormai palese il lavoro di ammodernamento che Verdi opera in quegli anni su quelle strutture. Di cabalette tradizionali ne riconosciamo soltanto due, quella del duetto del secondo atto tra Riccardo e Amelia e quella,  di Riccardo “Ma se m’è forza perderti” del terzo atto. Anche l’aria di Ulrica “Re dell’abisso” (quasi un’autocitazione delle streghe del Macbeth!) presenta una seconda parte più veloce, ma più che una cabaletta tradizionale ci sembra una “seconda parte” del lento precedente, col demonio prima invocato e che ora si è presentato alla strega. Così se, tradizionalmente, la cabaletta era un momento drammaturgicamente statico, ecco un esempio di cabaletta “progressista”, moderna, che contribuisce all’evolvere diacronico degli eventi. Analogamente accade nel citato duetto tra Riccardo e Amelia nel campo degli impiccati, uno dei duetti d’amore più belli e appassionati che Verdi abbia mai scritto. La parte lenta (”Non sai tu che se l’anima mia”) è un dialogo che svela i rimorsi di Riccardo e Amelia, poi la cabaletta (”Quale soave brivido”) è un momento quasi di liberazione; ma il susseguente arrivo di Renato, e il conseguente terzetto, riporta nelle menti e nei cuori dei due amanti l’ombra del rimorso. Anche qui, quindi, la parte veloce non è più un momento di “pausa” per un’affermazione di volontà, ma una fase del divenire drammatico della vicenda.

 

Viadana (Riceviamo e pubblichiamo)

Il Calzaturificio Maresca al Sanfelice

Sabato 20 aprile la Maresca Srl di Cizzolo, azienda leader nella produzione di stivali e sandali in PVC, chiude la serie di incontri tra le aziende del territorio e le classi 3» dell’ITC Sanfelice di Viadana. All’intervento formativo per gli studenti delle classi 3°A  e 3»D hanno partecipato i titolari della Maresca, Giovanni ed Armando Bellini, e Chiara Bellini, componente del CDA e responsabile della linea Saniflex. Hanno spiegato l’importanza dei principi che  hanno  identificato il marchio Maresca come tra i più grandi calzaturifici italiani. La qualità dei prodotti, l’uso delle più moderne tecnologie, il dinamismo e la  flessibilità hanno permesso all’azienda di vincere la sfida della globalizzazione  penetrando nella grande distribuzione italiana ed europea ed esportando anche nei mercati mondiali. Largo spazio è stato dedicato alle domande degli alunni sui problemi incontrati all’inizio dell’attività fino ad arrivare a quelli attuali, alla trasformazione dell’azienda in 70 anni di storia, all’organigramma aziendale, alla produzione per le linee di alta moda. Si è parlato dei rapporti con clienti e fornitori e con gli istituti di credito, delle modalità di pagamento e di consegna delle merci nel mercato nazionale e in quello internazionale. Bellini Giovanni si è inoltre soffermato sui consigli da dare ai giovani studenti, sul come prepararsi alle attività di impresa.”La  situazione attuale dominata dalla globalizzazione e quindi dalla forte competitività fra paesi a basso costo di manodopera e paesi concentrati sull’alta tecnologia, ci porta  ad affrontare sfide molto più difficili rispetto ai tempi passati. Lo studente deve quindi cogliere l’opportunità di superare queste sfide specializzandosi al massimo e concentrandosi bene sulle sue aspettative di scelta del lavoro, sulla passione, sul senso di sacrificio e sul coraggio di affrontare un futuro molto incerto dove quello che un tempo era il posto sicuro, fisso (tipo l’impiego statale e/o nelle banche), oggi non esiste più. Prossimamente verranno premiati solo il merito, la buona volontà, l’esperienza e il sacrificio”.

Concorso Internazionale di Canto Lirico “Ismaele Voltolini” (Gazzetta del Po 18/2013)

Una voce per la lirica

Giovedì 9, Venerdì 10, Sabato 11 e Domenica 12 Maggio

XXIX° Concorso Internazionale di Canto Lirico “Ismaele Voltolini”

Tutto è pronto per la  29° edizione del Concorso Internazionale di Canto Lirico “Ismaele Voltolini”, il prestigioso evento, rivolto a giovani cantanti lirici sia italiani che stranieri. La manifestazione, che si svolgerà AL Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” di Buscoldo dal 9  al 12 Maggio 2013 è per “eccellenza” il Concorso lirico ufficiale della provincia di Mantova.

I concorrenti dovranno presentarsi, presso il Teatro Giuseppe Verdi a Buscoldo Giovedì 9 Maggio 2013alle ore 10,00 per le formalità di rito. L’ordine di chiamata per la prova verrà stabilito per sorteggio, che verrà effettuato dal concorrente più giovane alla presenza di tutti gli altri; seguirà poi l’ordine alfabetico. I concorrenti avranno modo di provare accompagnati dai pianisti ufficiali della manifestazione. Le prove eliminatorie inizieranno nel pomeriggio di Giovedì 9 Maggio alle ore 16 e si terranno in sessioni preferibilmente pomeridiane anche nei giorni seguenti. Le prove di semifinale avranno luogo Sabato 11 Maggio alle ore 17.00. Le prove finali sono previste per Domenica 12 Maggio, con inizio alle ore 17.00. Le prove eliminatorie saranno effettuate solo dinanzi alla Commissione Giudicatrice, mentre le semifinali e le finali saranno aperte al pubblico. Il Concorso è suddiviso in 5 sezioni: Sezione soprani; Sezione mezzosoprani; Sezione tenori; Sezione baritoni; Sezione bassi. La Commissione Giudicatrice, composta da 7 membri, esaminerà i concorrenti e attraverso le prove eliminatorie ammetterà alla prova semifinale coloro che a giudizio insindacabile della Commissione hanno riportato un giudizio di idoneità. Alla finale parteciperanno i Concorrenti che nella fase semifinale hanno ottenuto un giudizio di idoneità. Dopo la prova Finale, la Commissione Giudicatrice, proclamerà il vincitore, il secondo ed il terzo classificato, senza limiti di Sezione.

Ai vincitori andranno i seguenti premi: 1° classificato premio di Euro 1.000,00 –  2° classificato premio di Euro 500,00 – 3° classificato premio di Euro 300,00.  Al cantante ammesso alle finali o semifinali, di età non superiore a 25 anni e che, per qualità meglio destinate ad evidenziarsi nel futuro, viene ritenuto il più meritevole d’incoraggiamento dalla Commissione Giudicatrice, per l’occasione integrata da un rappresentante dell’Amministrazione interessata, verrà assegnata una borsa di studio di Euro 750,00, istituita dall’Assessorato del Comune di Curtatone, indipendentemente dalla classifica finale conseguita dal concorrente. I vincitori dei premi e delle Borse di studio sono impegnati a partecipare ai concerti che saranno organizzati nell’ambito provinciale. Vincitori e finalisti potranno essere chiamati a prendere parte all’allestimento delle Opere che verranno rappresentate nello stesso Teatro Verdi nelle prossime Stagioni Artistiche (2013– 2014)